di Bunker Bastard
SECONDA PARTE
Noi che però non ci abbiamo ambizioni di carriera, perlomeno nell’ambiente Partagas, alla sesta o settima chiamata dell’amministrativo o del commerciale dell’anno, disgustati ed ammutoliti, quasi azzerati, a metà ricevimento siamo gatticolati fuori e ci siamo trasferiti a finire serata in qualche lurida bettola per alcolizzati. Anzi, se non ricordo male, siamo rientrati in albergo e abbiamo saccheggiato i frigobar alla ricerca di tutto quanto poteva concorrere ad un emborrachada decente, seduti nel verde patio di sapore coloniale. Aaaaahhhssì, à la guerre comme à la guerre!
Il giorno dopo era già tutto stabilito. “Assolutamente bisogna andare da Mons” – caldeggiava il Prez sostenuto a spada tratta dal Firmo che si illudeva di alimentare le sue scorte di tabacco bollente.
Il nostro Prez ed il Dr. Mons durante la dotta concione “cinquant’anni di sigari”Per chi come me non è esperto di niente, ed in particolare del profondo mondo della fumata lenta, Mons non è il delegato di stato vaticano all’Avana e neppure il classico parente prete da visitare, porcaeva, proprio nell’unica giornata di sole, altrimenti scatta la scomunica sull’intera famiglia. Mons è un torcedor. E fin qui ….. beh, ce n’è così tanti! Che ci andate a fare apposta, e nell’unica giornata di sole poi. Aspetta, aspetta!
Arriviamo alla bella tienda di Miramar alle 10 del mattino e c’è finalmente il sole. Sembra che non ci ho più niente da dire, e invece il sole sarà importante, dopo.
Sulle prime i tipi del negozio sembravano larvatamente scocciati di questo gruppo di trasandati (la colpa è soprattutto di Rizzi che si ostina ad indossare i pantaloni di Obelix) che aveva occupato tutte le poltrone e sembrava aver intenzione di installarsi per parecchio tempo al bar consumando macari sei miserabili cafesitos.
Poi il Presidente ha chiesto se erano in vendita i “famosi Monsdales” (gioco di parole tra Mons il torcedor e Lonsdales il formato), manifestando l’interesse per una cinquantina di pezzi. A seguire ognuno ha fatto richieste simili. Quando il personale si è reso conto che in una anonima mattinata di un martedì di novembre, in piena crisi del sigaro, alcuni avventati avventori volevano acquistare centocinquanta sigari, è scattata la banda. Caffè offerti dalla casa con dispendio di sorrisi e di salamelecchi. E dopo una decina di minuti, dal nulla e senza essere annunciato compare …………………… pepperepèèèè, Mons in persona!
Che personaggio! Seduti in circolo abbiamo ascoltato un paio d’ore di “storia degli ultimi cinquant’anni del sigaro”. E vi garantisco che sono volate tanto è stato interssante. Intanto, complice anche la considerevole somma incassata, ma certamente perché la passione per ciò che fa lo coinvolge totalmente, Mons ha chiuso i contatti con l’esterno. Ha rifiutato un paio di telefonate adducendo di essere “con clienti importanti”; al giorno d’oggi, dove il telefono ha la prevalenza su tutto, lo considero un onore (oltre che un segno di grande educazione).
Il Tramonto dei Giganti. Si noti che passanti impietositi hanno pure gettato alcune benauguranti monetine. Da quel momento il Rizzi è stato anche soprannominato “Fontana di Trevi”Di cose ne ha viste Enrique Mons. E ne ha fatte. Diciamo che in cinquant’anni può ben essersi meritato il Dottorato in Fumo e Tabacchi. E te le racconta con la semplicità di chi sa di aver costruito qualcosa, anche minimo, ma che corrisponde ai sui sogni. E ancora sogna e ancora intende costruire. Davvero queste due ore sono state le due ore meglio spese in fatto di sigari e di chiacchiere sull’argomento di tutte le mie visite all’Isla Grande.
Certo qualcosa di storto c’era. Se all’esterno la temperatura media cubana del periodo si aggirava su bassi e inconsueti 20 gradi, all’interno della saletta bar di Mons ce n’erano probabilmente -12. E le nostre sdrucite magliette da ragazzini che in occasione delle vacanze ci fanno sentire anche noi come passatielli James Dean, in quell’occasione si sono dimostrate assolutamente insufficienti alla bisogna. A turno ognuno di noi usciva per caricarsi di sole e tepore come una dinamo, anche a costo di perdersi qualcosa della piacevole chiacchierata con Dr Mons. Ma a quel punto il patatrac……….
Il Varano del Borgo qui ripreso in atteggiamento sognante e sguardo perso all’orizzonte. È in compagnia di un sanguinario commilitone ai tempi della guerriglia in Nicaragua
……. Anche Henry Rizzi si è bloccato. Lo abbiamo impacchettato in un sacchetto termico della Bo Frost e trascinato all’esterno. Così uscimmo a riveder le stelle e lì, fortuna che c’era invece il sole, Rizzi si è scongelato, però festa finita. E noi che lo avevamo sempre considerato un esempio di forza e ardimento, qualcuno da mostrare ai bambini nelle scuole elementari per favorirne un futuro con spirito tenace e fisico resistente!
Certo devo ammettere che ne è passata di acqua sotto i ponti dai tempi in cui il mitico Rizzi, mattatore del carcere minorile di Brescia città, era noto con il soprannome di “Varano di Borgo Trento” e, giovinotto parecchio intraprendente, si faceva largo nella vita vendendo ai secondini del riformatorio sigari alla foglia di banana ed accendini senza gas, in combutta con tale Max Lambiase, detto “Sibilla Cubana”, un temuto sobillatore di folle dalla fluente chioma bionda.
Professor Mons con il suo discepolo Henry Rizzi, anch’egli grande elargitore di gioie fumerecce e ottimo appassionatoSenza apparenti motivi, ma si mormora che il Lambiase fosse rimasto impastato in una fugace passione per una gnocca nicaraguense, crescendo i due hanno maturato convinzioni estreme e sono entrati a far parte negli anni ‘70 del fronte Sandinista che si opponeva a Somoza. Si narra che Rizzi abbia vissuto nella giungla per tre anni dormendo all’addiaccio, mangiando serpenti a sonagli e sopportando temperature che neanche un pinguino ed un’iguana ….. e adesso questa fine miserabile, un vero crollo! Che delusione.
I due in tenuta da sommossa. Si noti l’espressione pronta a tutto. La molotov sul tavolo ha procurato a Max Lambiase un mare di guai con l’Autorità Antitrust.Ma a proposito di Monsieur Lambiase….. una sera ci siamo recati al Paladar Asturiano dirimpetto al Capitolio, dove secondo me si mangia molto bene, a prezzi contenuti e per quantità da ingrasso. Ebbene, durante tutta la serata il nostro buon Max ha dato addosso al povero Trap che osava sostenere che la dittatura cubana non era esattamente il meglio. I due urlavano ardite teorie politiche e sbandieravano a voce udibile dall’altro lato della sala le loro convinzioni, incuranti della presenza (di sicuro) di alcuni brutti ceffi della polizia segreta. Max si è talmente infatuato dell’idea della dittatura che ha deciso di metterne su una anche lui, assumendo per l’occasione il nome di Palpàt (visto che Polpòt l’hanno di già usato), anche perché gli si addice di più!
Ma torniamo al cibo, vera molla che mi spinge a girare il mondo. Serata d’emergenza alla Guarida! Huròn Azul (una chicca per palati buoni) chiuso per restauro ed allora abbiamo ripiegato sulla mitica Guarida, paladar del Centro Habana, il posto più che altro famoso per aver ospitato scene del film Fresa y Chocolate, premiato in qualche festival in giro per il mondo negli anni 90. La Guarida mi piace anche se gastronomicamente si danno un sacco di fotte del tutto fuori luogo, anche se ti trattano come se ti facessero un piacere a tenerti lì, in venti ad un tavolo da dieci, anche se dopo un’ora ti guardano con l’occhio torvo che con arroganza ti sollecita a levare le tende “svelto ad ingollare quel flan che arriva il secondo turno e sai, è un cliente importante, un mafiosetto che se s’incazza vedi, mica uno sfigatello come te”. È l’ambientazione che mi piace, sembra di respirare le muffe di un periodo che ormai non vivremo più, sembra di sentire le note del pianoforte da accordare di Rubèn Gonzales o i torridi fiati che accompagnano Ibrahim Ferrer, o il bolero della voce vellutata della dolce Omara…. Che ci volete fare, sono un romantico e casco ingenuamente nelle trappole del turismo pseudo-culturale….. Insomma, le giornate si sono protratte con ritmo blando, tra cibi e fumo in maniera godibilissima con talune punte rimarchevoli ed alcuni clamorosi tonfi come quello vergognoso qui a sopra ritratto ….
Come sedersi ad un tavolo della Augustiner di Monaco di Baviera e bersi una Wuhrer calda portata da casa!
Da sottolineare la presenza all’Avana del nostro simpaticissimo amico mantovano Giovanni, uno dei pilastri sia del nostro Club che del Club fratello del Mantua, che ci ha tenuto compagnia per alcuni giorni. Un grande!
Qui c’è poco da fare gli spiritosi! Alla Guarida c’è anche la mia sorellina. Formano proprio una bella coppia lei e l’Arbiter Elegantiarum al suo fianco!Fino alla Cena di Gala finale. E finalmente ecco la grande organizzazione Partagas. In particolare nel Salone messo a disposizione dal mitico Hotel Habana Libre vera cattedrale degli anni 50 al termine del Vedado, una chicca: la musica ed il bel canto di un gruppo numeroso, dal repertorio gradevolissimo e con individualità di gran livello la Charanga de Oro (subito ribattezzata Charanga Sbilenga). Senza dilungarmi, siamo stati proprio bene, con ottimo vino, un diluvio di sigari di grande qualità dotati di preziosa anilla predisposta a ricordo dell’occasione. Una serata di buon livello tra amici di tutte le parti del mondo, presentata come al solito dalla bellissima Raquel. Capirete quindi che il sottoscritto ha trascorso la serata sbavando come un alligatore.
Il giorno dopo purtroppo però si ripartiva. In queste occasioni dovrebbero permetterti di avere una settimana di due settimane.
Buone fumate a tutti voi cari Amici Miei.