VIVERE E SOPRAVVIVERE A LA HABANA
(febbraio 2008)
di Nicola Cecchi e Paul de Sury
REGOLE BASE
La Habana è una città generalmente sicura. Nelle zone centrali ci sono poliziotti e militari a ogni angolo. Certo che non bisogna sfidare la fortuna girando per la città vecchia alle quattro di mattina con una macchina fotografica costosa al collo. I cubani tendono a non molestare il turista, provano a vendervi qualcosa senza troppa convinzione ma se dite di no non insistono. Spesso vogliono solo fare quattro chiacchiere.
- La corrente è a 110 volt, anche se negli alberghi esiste la 220 così come in alcune case private. Le spine sono di quelle con due lamelle (portatevi l’adattatore).
- Ci sono sei ore (in meno) di differenza di fuso orario.
- E’ vietato importare prodotti alimentari non confezionati e ci sono restrizioni anche su DVD e apparecchiature elettroniche in generale. A Cuba le trasmissioni televisive sono in standard USA (NTSC) e quindi i nostri apparecchi e DVD non funzionano.
- La televisione cubana si può vedere con moderazione senza sentirne la mancanza; se vi perdete la Mesa Ridonda Informativa condotta tutti i giorni alle 18.30 dall’uomo-luna Randy, non disperate, la danno in replica tutte le sere verso mezzanotte.
- I giornali stranieri sono praticamente introvabili. Arriva qualche copia ogni tanto nei grandi alberghi.
- I cellulari italiani funzionano. Si può chiamare l’Italia anche dagli alberghi. Si possono affittare cellulari locali nei punti vendita CCOM-CUBACEL (ne vale la pena solo se bisogna essere reperibili dai cubani anche perché le cabine telefoniche sono rare).
- Ci sono due valute: il Peso Cubano (che per un turista non serve praticamente a nulla) e il Peso Cubano Convertibile (CUC o Chavito in slang locale). Quando arrivate comprate i “chavitos” in banca o in una delle Case di Cambio (CADECA) negli alberghi principali (Nacional, Habana Libre, Riviera etc.). Oggi vi danno circa 1,3 CUC per 1 €.
- Non perdete il visto di ingresso che dovrete riconsegnare all’uscita dal paese (conservate 25 CUC per persona per la tassa aeroportuale); se non lo trovate, andate in aeroporto due ore prima del previsto, altrimenti rischiate di rimanere a terra.
- A Cuba non accettano la American Express ma solo la Visa (che si può usare presso le CADECA o gli sportelli bancari normali per ritirare fino a 500 € al giorno)
- Il visto turistico ha la validità di 30 giorni. Se restate di più lo dovete rinnovare alla Inmigracion para extranjeros con la ricevuta dello Hotel o della casa particular in cui risiedete.
DORMIRE
In generale è meglio la “casa particular” (case private di cui il proprietario affitta una o più stanze) dell’albergo. Si spende un terzo e si sta meglio. Se si sceglie la casa particular si può optare per il Vedado o il Nuevo Vedado dove le case belle sono in numero inferiore ma più vicine al centro oppure per Siboney o Miramar dove affittano stanze in ville bellissime ma c’è il problema della distanza (una quindicina di Km dal centro con il taxi che forse arriva o forse no e comunque sempre con tempi non prevedibili).
La cifra concordata con i padroni di casa comprende normalmente la prima colazione, la pulizia della camera e il cambio di lenzuola e asciugamani. Si può negoziare tutto il resto come il lavaggio-stiratura della biancheria, il pranzo e la cena a scelta, avvertendo per tempo.
Le case particular sono ufficiali (recano lo scritta arentador autorizado sulla porta e rilasciano il comprovante, la ricevuta) o clandestine. Nel secondo caso siete a rischio per qualsiasi contatto con le autorità locali (ad esempio non vi rinnovano il visto turistico se ne avete bisogno). Le case private non hanno la parabola (salvo qualcuna clandestina) e il collegamento internet. Ci sono business center negli alberghi più grandi e moderni.
Non è infrequente che luce, acqua o gas saltino per eventi naturali o vengano tolti per risparmiare. Occhio a non ritrovarsi con la testa insaponata sotto la doccia quando succede.
ALBERGHI
La comida criolla è un incontro della cucina spagnola con quella africana applicata ai prodotti caraibici. I cubani (come molti isolani) non amano troppo il pesce e di conseguenza non lo sanno neppure cucinare, anche se vi propongono sempre aragoste e gamberi. Da notare che gamberi, aragoste e carne di manzo sono vietate nei “paladares” (locale interpretazione delle trattorie), anche se qualche volta con un po’ di cautela vengono proposti ugualmente.
Francamente noi che siamo abituati ai più saporiti crostacei dei mari più freddi troviamo forse un po’ blandi e dolciastri quelli dei mari caldi. Comunque tra i piatti forti qui ci sono due imperatori: il pollo e il maiale (cerdo). Quindi non prendete il pollo sull’aereo perché una volta arrivati non mangerete altro. Arrostiti, fritti o in umido, pollo e maiale sono sempre accompagnati da riso e fagioli neri (cotti separati sono chiamati moros y cristianos, cotti insieme congris) boniato (patate dolci) yucca (manioca) malanga e platano fritto (banana non dolce). Dopo un po’ è un’alimentazione che non va d’accordissimo con noi. Molti fritti, pochissime verdure (onnipresenti lattuga, cetrioli, cavoli e pomodori, scordatevi i vostri amati olii extra-vergine). Il problema principale è che dopo un po’ si finisce per mangiare sempre le stesse cose. Ma sono critiche ingenerose. Nessuno viene a Cuba per fare turismo eno-gastronomico.
Gli spiriti più intraprendenti possono tentare l’avventura della caguama, la carne di tartaruga marina la cui pesca è autorizzata a Cuba. Fuori da La Habana (quello che i cubani chiamano genericamente il “campo”) servono anche carne di coccodrillo.
Come per dormire, anche per mangiare si può scegliere fra pubblico e privato.
RISTORANTI DI STATO
El Aljibe (Avenida 7 entre 24 y 26, Miramar). Un enorme gazebo in cui centinaia di persone mangiano all’aperto. Tutti ci finiscono prima o poi quindi andateci subito e mangiate il piatto della casa per un primo incontro con la comida criolla. Forse la cantina più fornita de La Habana.
El Templete (Avenida del Puerto, n. 12, esq. Narciso Lopez, Habana Vieja). Buono per mangiare il pesce su una terrazza che guarda sul porto.
Buoni anche El Rancho Palco e El Palenque (Calle 17 y 90, Siboney) però solo piattoni di comida criolla.
Scordatevi il Tocororo, il ristorante teoricamente al top : è caro e sopravalutato.
A Cuba (e non solo) c’è la “maledizione” di Hemingway che compare dappertutto. Tra i luoghi preferiti del Papa c’era la Bodeguita del Medio di cui non si riesce a capire il fascino: un bar piccolissimo stracolmo di turisti dove fanno un buon mojito (il migliore di tutti lo fanno nella sala d’aspetto dell’ aeroporto, ma forse è l’idea del distacco che lo rende migliore) e un ristorante mediocre. Alle pareti i graffiti inneggiano in italiano a squadre di calcio e genitali femminili.
I nostri connazionali lasciano sempre il loro garbato segno. Si può invece concordare in pieno con il vecchio Papa per La Floridita, dove troneggia uno dei più bei banchi da bar del mondo, un Daiquiri eccezionale preparato da vecchi camerieri in livrea rossa pluridecorata. Lasciate stare il ristorante : è buono ma caro. Un tour hemingwayano completo richiede di uscire un poco dalla città : la casa del Papa, la Finca Vijia, si trova a San Francisco de Paula. Si può visitare solo dall’esterno. A Cojimar era ormeggiata la sua barca e fino pochi anni fa vi viveva ancora Gregorio Fuentes, il marinaio che un mito vuole che gli sia servito da modello per il protagonista de “Il vecchio e il mare”. Pare che non sia vero ma Fuentes ci campò sopra fino a 104 anni..
Paladares (ristoranti privati): sono case private in cui il padrone è stato autorizzato ad aprire un ristorante con (in teoria) al massimo dodici coperti. Non è raro vedere la nonna in vestaglia che guarda la televisione. Si paga solo in contanti. Generalmente è meglio prenotare.
• La Guarida (Calle Concordia n. 418, entre Gervasio y Escobar, Centro Habana). E’ un vecchio appartamento al terzo piano di un edificio patrizio fatiscente. E’ famoso perché vi hanno girato il film Fragola e Cioccolato. Probabilmente il migliore ristorante de La Habana sia per l’atmosfera che per la qualità del cibo. E’ caro : non spenderete meno di 40-50 CUC a testa.
• El Gringo Viejo (Vedado)
• La Cocina de Lilliam (Calle 48 n. 1311, entre 13 y 15, Playa). Ha avuto un picco di popolarità quando l’ex presidente USA Carter vi cenò nel corso di una sua visita a Cuba qualche anno fa. Bel patio per cenare all’aperto.
• La Fontana (Calle 3ra A n. 305, entre 44 y 46, Miramar). Grande griglia in un bel patio. Buono anche se caruccio, intorno ai 30/35 CUC per persona.
• Chez René, dietro la Casa de la Musica di Playa. Il cuoco (Renè) sostiene di essere stato lo chef di Fidel Castro.
• Los Nardos (detto anche Joventud Asturiana) di fronte alla scalinata del Capitolio. E’ gestito dalla società Asturiana, in un ambiente affascinante. Le porzioni sono molto abbondanti ed il prezzo è abbordabile.
• Buganvil, tipico paladar criollo in calle 190 tra 15 e 17, Atabey. Miglior rapporto qualità prezzo de L’Avana; da provare i tostones rellenos come antipasto ed il lomo de cerdo ahumado, autentica specialità della casa. Qui si mangia il miglior flan (Crem caramel) di Cuba, senza dubbio.
• Huron Azul, (Vedado) ottimo servizio e ambiente
• La Esperanza (Calle 16 n 105, entre 3ra y 1ra, Miramar) Autentica trattoria ricavata nel salotto vero della casa dei proprietari; grande fascino e grande cura dei particolari, da non perdere assolutamente.
• La Casa (Calle 30 n. 865, entre 26 y 41, Nuevo Vedado). Tipico Paladar con cucina a volte buona.
• La Casa de Adela (Calle F n 503, entre 21 y 23, Vedado). Coup de coeur : ambiente stupendo. La padrona è un’artista che ha ricavato un posto incredibile su di un terrazzo e riceve in casa sua. La cucina insiste sulle note dolci e forse è meno affascinante del luogo veramente magico.
• Se avete nostalgia della cucina italiana, potete provare alla pizzeria del Melia Cohiba oppure al Din Don (Calle 11 entre 78 y 80, Miramar) o al Diluvio (Calle 72 entre 17 y 19, Miramar) due “trattorie italiane” i cui cuochi sono nostrani e che sono di fatto le più frequentate dagli italiani. NB : non sempre esportiamo il meglio dei nostri connazionali quindi la sensazione di vergognarsi del paese di provenienza è sempre in agguato.
E’ costume lasciare una mancia ma senza esagerare. Un paio di CUC sono più che sufficienti.