Jaruco (Habana) 28/07/1933 – La Habana 28/05/2007
Autore televisivo, scrittore e giornalista
I lunghi anni trascorsi ad occuparsi di televisione gli donano la capacità di destare e mantenere sempre viva l’attenzione del lettore, sia quando si tratti di un romanzo che quando si tratti di un articolo sull’amato sigaro Avana.
Nulla gli è stato impossibile. Durante gli ultimi quarant’anni ha intervistato Sara Montiel, Silvana Pampanini, Ava Gardner e Jorge Negrete; goduto dell’amicizia di René Portocarro e Miguel Barnet e dimostrato un’ammirazione senza riserve per Nicolás Guillén, Dulce Maria Loynaz, Alicia Alonso, Mercedes Sosa, Josephine Baquer e Joan Manuel Serrat.
Nada es Imposible (memorie, 1996).
Il secondo titolo di Quiroga, Muñecas de Cristal (Bambole di vetro, romanzo, 1998), rivela un’Avana pubblica ed una segreta sul finire degli anni ’50 e l’inizio dei ’60. Nelle sue pagine quattro donne di origini diverse si avvalgono di tutta l’astuzia femminile per conquistare le luci della ribalta come ballerine e modelle del Cabaret Tropicana, uno dei luoghi d’incontro notturni più famosi del mondo. Per conseguire il loro obiettivo dovranno cavarsela in un ambiente variopinto di omosessuali, militari, santeri, mendicanti, principi, parrucchiere e baldracche.
Di notevole interesse i successivi lavori dedicati al sigaro Avana: Arte y Mistica del Habano (1999), El Habano al Rojo Vivo (2002), Pasión Habanos (2004), incentrati sul mondo di poesia e sogno che si manifestano con un Avana acceso e che gli valgono il riconoscimento di Hombre Habano del Año, per il settore comunicazione.
Ormai malato è riuscito a terminare la sua ultima fatica, Si la Habana Te Contara (2007), sorta di zibaldone quiroghiano di memorie.
Si è spento per problemi epatici nella sua casa de La Habana, lunedì 28 maggio 2007.
L’ITALIA, SENZA UNA RUGA SUL CUORE |
ORLANDO QUIROGA
“HOMBRE HABANO 2004”
…questi i termini con cui la direttrice della rivista Smoker Magazine, Marzia Bertacca, si riferì a me durante la festa tra amici che Alessandro e la sua bella compagna Elisabetta, traduttrice impeccabile del mio libro Pasión Habanos, organizzarono in mio onore. “E’ una persona con tanti anni alle spalle ma nessuna ruga sul cuore”, disse la direttrice, “e che ci offre il dono di due ore di lettura affascinante con il suo libro Pasión Habanos”.
La serata a cui mi riferisco si è svolta a Bergamo ed ha chiuso il mio soggiorno di tre settimane in Italia e che ha interessato anche Iseo, Cento, Bologna, Firenze, Roma, Modena, Brindisi, Lecce, Mantova, Brescello, Milano, solo per citare alcune delle località.
Alla luce di questa esperienza mi viene spontaneo sottolineare come l’Italia intera possieda un fascino unico al mondo e che rappresenta una fonte a cui l’umanità può attingere per saziare la sua sete di bellezza.
La chiesa barocca di Lecce, gli oliveti di Brindisi, le uve brunastre che attendono di essere raccolte in Franciacorta, i cigni del lago di Iseo, i profili delle torri di Mantova all’imbrunire, le statue di bronzo di Don Camillo e Peppone nella piazza di Brescello.
Avere il privilegio di vedere Roma di notte, con le luci che illuminano le meraviglie del Vaticano, ammirare Castel Sant’Angelo ed il Colosseo, poter constatare come Trastevere, con la straripante allegria dei giovani, abbia rubato a Via Veneto il titolo di culla della dolce vita, hanno riempito il mio cuore di entusiasmo a tal punto di dover combattere la tentazione di entrare nella fontana di Trevi, a mo’ di Marcello Mastroianni ed Anita Ekberg.
Il miracolo dello sviluppo industriale italiano non lascia un attimo di tregua ai settentrionali, che lavorano molto, con i loro cellulari e le loro auto che corrono verso il luogo di lavoro e, naturalmente, con poco tempo per poter godere di quel dono di Dio costituito dal fumare sigari tra amici.
Vorrei che questi italiani tanto occupati dirigessero per un attimo la loro attenzione verso le ondate di turisti che provengono dai cinque continenti e che raggiungono l’Italia non per osservare i progressi della tecnica ma per poter assaporare i fondamenti eterni della spiritualità, valori che ispirarono Da Vinci e Michelangelo.
L’Italia che ha offerto al mondo il cinema di Fellini, di De Sica, di Visconti e di Rossellini, che ci ha lasciato per sempre la musica di Puccini, di Verdi e di Vivaldi; l’Italia che vibra come una bandiera nella grandiosa voce di Mina o nell’arte di Totò.
E’ mio desiderio che Venezia, la Serenissima, aspetti ancora un poco e mi dia la possibilità di far fede alla promessa, a cui questa volta non ho potuto attendere, che mi vede seduto al Florian, davanti al campanile ed al leone alato, a fumare un buon “Cohiba”. In cuor mio so che mi aspetterà, anche perché il mondo la sostiene: “Resisti, Venezia, resisti!”.
Vorrei “resistere” anch’io, con i miei settantuno anni, per poter tornare ad incontrare una famiglia tanto bella come quella di Elsa e Vittorio con i loro tre occupatissimi figli, Elena, Giorgio e Paolo e per gli amici del cigar club “Calle de la Industria 520”, Ettore, Stefano, Giovanni e Paolo, che mi hanno accompagnato negli angoli meravigliosi di questo Paese unico.
Questa esperienza ha fatto sì che io oggi possa apertamente sostenere che non esistano differenze sostanziali tra il nord ed il sud; tutti sono stati calorosi con me allo stesso modo, forse grazie ad un altro miracolo, il miracolo cubano, che si chiama Juán López, Rafael Gonzales, Ramón Allones, Fonseca, Partagás o Gener.
Grazie, Italia, per tutto e…senza una ruga sul cuore.
(traduzione a cura di Elisabetta Longhi)